Lo Sciacchetrà è il nostro nettare più prezioso, il vino passito delle Cinque Terre. Cantato nelle liriche di Petrarca, Boccaccio, Pascoli e D’Annunzio è anche tradizione e un racconto del territorio e dei suoi abitanti.
Origini e produzione dello Sciacchetrà
Per la gente del posto il nome è frutto della fusione di sciacca, schiaccia, e tra, tira via, a descrivere le due operazioni consecutive della pigiatura e dell’estrazione del mosto, che per lo Sciacchetrà non prevedono permanenza nel tino.
Per alcuni studiosi ed enologi deriverebbe invece dal greco shekar, ovvero bevanda fermentata. Le origini risalirebbero ai primi abitanti di Riomaggiore e alla tecnica di appassimento da loro importata dalla Grecia.
Il disciplinare stabilisce che lo Sciacchetrà va prodotto in prevalenza con i tre vitigni di Bosco (minimo 40%), Vermentino e/o Alabarola (massimo 40%) e un eventuale apporto di un massimo del 20% di altri vitigni. L’alcol minimo è 17% di cui almeno 13,5% svolto.
Per la produzione dello Sciacchetrà si usano i grappoli migliori, lasciati ad appassire fino a inverno inoltrato su appositi graticci posti all’ombra in luoghi ventilati. Le uve vengono quindi diraspate, pigiate e separate dalle bucce, con una resa che va dal 30 al 35% massimo rispetto a quella del “normale” vino. Una volta imbottigliato, si conserva coricato, tra i 10 e i 15 gradi.
Il vino passito delle Cinque Terre è di un giallo dorato nei primi due o tre anni, ma inizia poi a tendere all’ambrato e se invecchiato, a partire dai vent’anni, tende al marrone, con riflessi sul rossi.
Come si beve
Lo Sciacchetrà si serve a una temperatura di 14 gradi, in bicchieri piccoli e svasati, a stelo alto, ed è perfetto per accompagnare i dessert liguri e la pasticceria secca, ma se invecchiato è un eccellente vino da meditazione ed è ideale anche per accompagnare formaggi corposi e dal sapore importante.
Annusandolo potrai sentire l’albicocca e assaporandolo note di frutta secca e un pizzico di sapidità. Poco tannico, non è troppo dolce e anche la gradazione alcolica non si sente troppo.
Il nostro consiglio? Visita i vigneti e le cantine delle Cinque Terre, dedica del tempo all’incontro e allo scambio con i nostri produttori, degustane i vini e chiedi di assaggiare lo Sciacchetrà e magari portane a casa una bottiglia. Un’esperienza autentica e completa e un sostegno concreto alla nostra terra.